“Bologna Social Housing”, la condizione abitativa nel territorio metropolitano

Presentati i dati del Rapporto sul quadro problematico legato alla casa e le proposte per superarlo

Dettaglio dal programma
Dettaglio dal programma

Il quadro che oggi i Comuni bolognesi hanno di fronte relativamente alla situazione abitativa è composto da alcune questioni chiave: aumento sostenuto degli sfratti, rilevante domanda di alloggi e di sussidi pubblici, cospicua presenza di studenti fuori sede, impoverimento delle famiglie, crisi delle imprese e del lavoro nel mercato immobiliare, drastica riduzione dei trasferimenti Statali per le politiche abitative.

La situazione nel territorio metropolitano e le proposte per sviluppare le scelte urbanistiche in materia di edilizia sociale sono stati presentati a palazzo Malvezzi venerdì 27 aprile, dal vicepresidente Giacomo Venturi che ha illustrato “Bologna Social Housing”, un Rapporto che nasce con lo scopo preciso di tracciare i contorni del quadro problematico legato alla casa e contestualmente proporre un Accordo metropolitano tra Enti Locali per coordinare e sviluppare le scelte urbanistiche in materia di edilizia sociale.

Il tema sarà affrontato anche giovedì 3 maggio a Bologna, durante un convegno organizzato nell'ambito del Green Social Festival.

Alcuni dati contenuti nel Rapporto

Tra il 2001 e il 2010 gli sfratti complessivi emessi nella provincia di Bologna sono più che raddoppiati, passando da 779 a 1.718 (+120%). Oltre 930 sfratti emessi nel 2010 (il 54% dei casi) sono localizzati nei comuni esterni a Bologna. Gli sfratti per morosità sono invece più che triplicati, passando da 490 del 2001 a 1.559 del 2010 (+220%), a mostrare un fenomeno con una crescita repentina e inedita nella storia recente.

Le domande valide presenti nelle graduatorie per l’Edilizia Residenziale Pubblica dei comuni bolognesi sono circa 15.000: si tratta cioè di quelle famiglie in attesa di un alloggio pubblico (a fronte di una capacità di assegnazione che annualmente - in media - non supera complessivamente i 600 / 700 alloggi). L’80% di queste domande è concentrata nei comuni ad Alta Tensione Abitativa (Bologna e i comuni di cintura più Imola). Il solo comune di Bologna rappresenta il 63% dei casi. Circa il 45% delle domande valide è stata presentata da famiglie straniere.

Nei comuni della provincia di Bologna le domande ammesse al contributo affitto per il 2011 sono 12.361: la stragrande maggioranza di queste famiglie presenta un reddito ISE inferiore a 12.000 euro annui. Il 72% delle domande è concentrato nei comuni ad Alta Tensione Abitativa, mentre il solo comune di Bologna rappresenta circa il 48% delle richieste.

A questa domanda di politiche per la casa si somma (in certa misura) anche il disagio degli studenti fuori sede. Nel 2011 l’Ateneo di Bologna conta in complesso circa 82.000 iscritti. Il costo “per vivere” sostenuto in media da uno studente universitario è pari a circa 1.000 euro al mese, che comprendono alloggio, cura della persona, tempo libero, vitto, studio, tasse universitarie, viaggi e trasporti. Il 50% della spesa mensile è destinata all’affitto dell’alloggio o del posto letto. Sono 63.600 gli studenti non residenti nell’area metropolitana, 38.000 dei quali domiciliati in città, 20.000 pendolari, e 5.600 misti (alcuni giorni dormono in città, in altri sono pendolari).

Con una certa approssimazione, esaminando tutti i fattori che compongono la domanda sociale, si perviene ad una misura che vede in non meno di 30.000 famiglie l’area del disagio abitativo nell’intera provincia di Bologna: un valore stimato per difetto, perché in questa misura vengono considerate solo le forme di disagio più “estreme”.

Altra questione problematica è relativa ai trasferimenti Statali per le politiche abitative: negli ultimi 10 anni, per il territorio bolognese, sono stati stanziati complessivamente 74 milioni di euro; il 64% destinato a programmi di riqualificazione e adeguamento del patrimonio ERP, il 35% al programma “3.000 alloggi per l’affitto e la casa di proprietà”, e circa l’1% destinati al programma “una casa alle giovani coppie e ad altri nuclei familiari”. La crisi economica odierna lascia facilmente intendere che nei prossimi 10 anni questi fondi non saranno più a disposizione – almeno non nella stessa misura - per affrontare i nuovi problemi abitativi delle famiglie bolognesi.

Accordi tra Enti locali e Pianificazione Urbanistica

Per rispondere, almeno parzialmente, a questa emergenza in atto, la Pianificazione Urbanistica rappresenta una risorsa strategica: grazie al lavoro congiunto dei Comuni e della Provincia di Bologna, si può oggi contare su una cospicua quantità di alloggi di Edilizia Sociale contenuti nelle previsioni dei Piani Strutturali Comunali: si tratta di 11.000 alloggi complessivi per l’intero orizzonte temporale di durata dei Piani.

In questi ultimi anni l’offerta di “edilizia sociale” – resa disponibile tramite i meccanismi di scambio pubblico/privato interni ai Piani Urbanistici - non sempre si è mostrata in linea con la domanda sociale: i prezzi di vendita convenzionata, i canoni di affitto, le dimensioni e le qualità degli alloggi, per esempio, sono spesso risultate incongruenti rispetto alle disponibilità economiche e alle aspettative della vasta platea di famiglie che non sono in grado di accedere ad un’abitazione di libero mercato.

La Provincia di Bologna, assieme al Comune di Bologna e agli altri comuni dell’area metropolitana, sta promuovendo un Accordo proprio per intervenire su questo problema. A partire dalle previsioni dei Piani Strutturali Comunali, e dalla disponibilità di Edilizia Sociale che lì è presente, si tratta di concordare parametri omogenei per tutto il territorio provinciale, su prezzi, canoni, dimensioni, qualità ecc., che l’Edilizia Sociale dovrà avere per incontrare realmente la domanda sociale a cui si rivolge.

In altri termini l’Accordo si pone l’obiettivo di privilegiare l’immissione sul mercato di Edilizia Sociale in locazione a canoni che non superino 350/400 Euro per un alloggio di taglio medio (70 mq); per la quota parte di edilizia in vendita convenzionata l’obiettivo è quello di attestarsi su prezzi di vendita inferiori a 2.000 Euro/mq (in relazione alla localizzazione geografica). Ma si tratta anche di offrire “abitabilità” e non solo “abitazioni”: quindi l’Accordo privilegia nuovi alloggi in classe energetica “A”, ben collocati nella rete dei servizi locali, attenti alle esigenze dell’integrazione tra differenti generazioni e tra diversi gruppi sociali, tramite un’attenta ricerca architettonica.

Per verificare la fattibilità di questo percorso nel Rapporto è contenuto anche uno specifico studio condotto da Nomisma sulla sostenibilità economica delle operazioni di Edilizia Sociale che si pongano i citati obiettivi, in un mutuo interesse pubblico-privato. Ne risulta un quadro incoraggiante, che mostra come la redditivià di queste operazione possa avere buoni margini di guadagno anche per le imprese: in congiunture socio-economiche molto problematiche come quella attuale l’Edilizia Sociale potrebbe rappresentare dunque una leva di sicuro interesse, coniugando sviluppo economico e interesse generale.

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Data ultimo aggiornamento: 27-04-2012
 
 
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